lunedì 28 aprile 2008

Exurge Domine! Quare obdormis?

La situazione della Chiesa come la vedeva, con lucidità provvidenziale, San Luigi Maria Grignion da Monfort si caratterizzava da due aspetti essenziali, che egli ci descrive, con parole di fuoco nella sua preghiera chiedendo Missionari.

Da un lato è il nemico che avanza pericolosamente, è l’assalto vittorioso dell’empietà e dell’immoralità: “Hanno violato la tua legge, è stato abbandonato il tuo vangelo, torrenti di iniquità dilagano sulla terra e travolgono perfino i tuoi servi.  Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, desolatione desolata est omnis terra, l’empietà siede in trono, il tuo santuario è profanato e l’abominio è giunto nel luogo santo”. I servitori del male sono attivi, audaci ed hanno successo nelle loro imprese: “Guarda, Signore Dio degli eserciti! I capitani mobilitano intere compagnie, i sovrani arruolano armate numerose, i navigatori formano flotte complete, i mercanti si affollano nei mercati e nelle fiere. Quanti ladri, empi, ubriaconi e dissoluti si raggruppano in gran numero ogni giorno con tanta facilità e prontezza contro di te! Basta dare un fischio, battere un tamburo, mostrare la punta smussata di una spada, promettere un ramo secco di alloro, offrire un pezzo di terra gialla o bianca! Basta insomma prospettare una voluta di fumo d’onore, un interesse da nulla e un misero piacere animalesco.. e in un istante si riuniscono i ladri, si ammassano i soldati, si congiungono i battaglioni, si assembrano i mercanti, si riempiono le case e le fiere, e si coprono la terra e il mare di una innumerevole moltitudine di perversi! Benché divisi fra loro a causa della distanza di luogo o della differenza di carattere o della diversità d’interesse, si uniscono tutti insieme fino alla morte per muoverti guerra sotto la bandiera e la guida del demonio”.

Capitani, sovrani, navigatori, mercanti cioè, gli  uomini chiave del suo secolo, tutti mossi dall’empietà, dall’avidità , dalla sete di onorificenze, depravati da vizi gravi, costituiscono con le masse che li seguono – tranne  le eccezioni, ben inteso – una folla  di ebbri, di banditi e di reprobi che nelle vastità delle terre e dei mari si uniscono per combattere la Chiesa!
Ecco, ciò che si  chiama chiarezza di concetti e di linguaggio, coraggio d’animo, coerenza immacolata nel classificare i fatti! Quanto, questo Santo sembrerebbe poco caritatevole, imprudente, precipitoso nei suoi giudizi, agli occhi dell’uomo moderno che teme la logica, si scontra  con le verità radicali e forti, e  ammette soltanto  un linguaggio sdolcinato e fatto di mezze tinte!
Da un altro lato, ossia, tra coloro che sono ancora  figli della luce, S. Luigi Maria vede prevalere l’inerzia. E questo fatto  lo affligge: “E quanto a te, gran Dio? Non ci sarà quasi nessuno che prenda a cuore la tua causa anche se nel servirti c’è tanta gloria, utilità e dolcezza? Perché così pochi soldati sotto la tua bandiera? Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli per lo zelo della tua gloria come San Michele: “Chi come Dio? Quis ut Deus?

 San Luigi Maria vuole tanti o più numerosi paladini dal lato di Dio, di quanti ce ne sono dal lato del demonio. Egli li vuole fedeli, puri, forti, intrepidi, combattivi, temibili, come il Principe della Milizia celeste. Non si limita di dire che devono essere come San Michele, ma vuole che siano versioni umane dell’Arcangelo: “Quasi nessuno griderà in mezzo ai suoi fratelli …?”
Quanto questo anelito  di vedere il mondo pieno di apostoli brandendo spade di fuoco, diverge dalle miopie, dalla freddezza, dal sentimentalismo sdolcinato e incongruente di tanti cattolici odierni, per i quali fare apostolato consiste nel chiudere gli occhi ai difetti dell’avversario, rimuovergli le barriere, consegnargli le armi, accettare il suo giogo e, consumata la capitolazione, affermare che vi sono tutte ragioni per essere contenti, poiché  le cose sarebbero potute andare peggio.

Fin quando questi apostoli di fuoco non vengono, la Santa Chiesa corre il rischio di gravi sconfitte. Ciò non lo vedevano tanti tiepidi e indolenti. Lo vide però San Luigi Maria, che conclama tutti alla lotta: “Lasciami allora gridare dappertutto: Al fuoco! Al fuoco! Al fuoco!… Aiuto! Aiuto! Aiuto!…C’è fuoco nella casa di Dio! C’è fuoco nelle anime! C’è fuoco perfino nel santuario… Aiuto! Stanno assassinando il nostro fratello!… Aiuto! Stanno uccidendo i nostri figli!… Aiuto! Stanno pugnalando il nostro buon padre!…”.
È la devastazione nella Chiesa e nelle anime, il fuoco che consuma le istituzioni, le leggi, i costumi cattolici, e l’empietà che decapita le anime e pugnale il sommo Pontefice.
Legioni intere di anime dentro e fuori il Santuario (s. Luigi lo mostra chiaramente) incrociavano le braccia, premurandosi del proprio microcosmo, senza  preoccuparsi della Chiesa e dei suoi grandi problemi. Rimanevano immerse nella loro piccola esistenza quotidiana, nei loro piccoli conforti, nelle loro piccole economie, nelle loro piccole vanità, al pari delle loro piccole devozioni, delle loro piccole opere di carità, dei loro piccoli apostolati, nel centro di cui spesso si trovava soltanto la loro personcina.
San Luigi Maria, invece, era un’anima immensa. Situato in una situazione oscura, si dedicava interamente a salvare il prossimo negli ambienti spicci in cui viveva. Ma il suo zelo non aveva ne frontiere ne limiti, ed abbracciava  tutta la Chiesa. Egli viveva, palpitava, si rallegrava e soffriva, in funzione dell’intera causa cattolica, nel senso più ampio della parola. 
E per questo, rivolgeva a Dio una supplica ammirevole: se dovesse  presenziare un trionfo incessante dell’iniquità, senza che apparisse una reazione all’altezza, sarebbe meglio, secondo lui, che Dio lo prendesse: “Mio Dio, non è meglio per me morire piuttosto che vederti ogni giorno così crudelmente e impunemente offeso e trovarmi sempre più nel pericolo di venir travolto dai torrenti di iniquità che ingrossano? Preferirei mille volte la morte! Mandami un aiuto dal cielo , o toglimi la vita! Se non avessi la speranza che presto o tardi finirai con  l’esaudire questo povero peccatore nell’interesse della tua gloria, come hai esaudito tanti altri, ti pregherei senza esitare con un profeta: Prendi la mia vita”

Il Regno di Maria

Gli pare  impossibile che Dio non fermi la marcia dell’iniquità: “Signore , Dio giusto, lascerai nel tuo zelo, che tutto vada in rovina? Tutto diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra? Continuerai sempre a tacere e sempre pazienterai? La tua volontà non deve compiersi in terra come in cielo, e non deve stabilirsi il tuo regno?"
No, l’intervento di Dio non mancherà. Egli aveva preannunciato l’avvento delle anime elette, alle quali fece contemplare la visione di un’era futura che sarebbe il Regno di Maria: ” Non hai  rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi amici un futuro rinnovamento della Chiesa? Non devono gli ebrei riconoscere la verità? Tutto questo attende la Chiesa. Tutti i santi del cielo gridano: non farai giustizia? Tutti i giusti della terra implorano: Amen. Vieni, Signore! Tutte le creature, anche le meno sensibili, gemono sotto il peso degli innumerevoli delitti di Babilonia e invocano la tua venuta che restauri ogni cosa.   Omnis criatura ingemiscit”.

E nel desiderio di questo “restauro di ogni cosa” il Santo implora a Dio affinché venga il giorno in cui “ Ci sia un solo ovile e un solo Pastore, e che tutti Vi rendano gloria nel vostro santo tempio”.
 Qui si profilano gli elementi del futuro Regno di Maria. Risulterà dalla conversione di tutti gli infedeli, dall’ingresso di tutti i popoli nell'ovile della Chiesa, e dal “restauro di ogni cosa”, cioè dal restauro  in Cristo di tutta la vita intellettuale, artistica, politica, sociale ed economica che il Potere delle Tenebre sovvertì. È la ricostruzione della Civiltà cristiana.

Come vediamo, si tratta di avvenimenti futuri. Ci avviamo verso di loro. Dobbiamo  affrettare con  le nostre preghiere, con le nostre penitenze, con le nostre buone opere, con  il nostro apostolato, questo giorno mille volte felice, in cui ci sarà un solo gregge e un solo Pastore.

Una nuova era storica

Come abbiamo già dimostrato (in “Catolicismo” N° 53, Maggio 1955: “Dottore, Profeta e Apostolo nella crisi contemporanea”) i nostri giorni si inseriscono nel lungo processo storico iniziato tra il 1450 e il 1550 con l’umanesimo, il rinascimento ed il protestantesimo, accentuato a fondo con l’enciclopedismo e la Rivoluzione Francese, ed in fine trionfante nei secoli XIX e XX con la trasformazione dei popoli cristiani in masse meccanizzate, amorfe, ampiamente degenerate dai fermenti dell’immoralità, dell’egualitarismo, dell’indifferentismo religioso, oppure dal scetticismo totale. Dal liberalismo  passarono già al socialismo, e da questo stanno  per cadere verso il comunismo.

Questa marcia ascensionale dei falsi ideali laici (di fondo panteista, notiamolo) ed ugualitari è  il grande evento  che domina la nostra era storica.  Il giorno in cui questa marcia iniziasse a retrocedere, di un retrocesso, ne piccolo ne occasionale, ma continuo e potente, allora inizierebbe un’altra fase della Storia.

Calpesteranno ovunque la testa dell’antico serpente

In altri termini, la scristianizzazione è il segno sotto cui sono collocati tutti i fatti dominanti occorsi in Occidente, dal  secolo XV ai nostri giorni. E’ ciò che unisce tra loro questi cinquecento anni, e ne forma un blocco nel grande insieme che è la Storia. Cessata la scristianizzazione  per un movimento inverso, saremo passati da un insieme di secoli ad un altro.

Era esattamente  un fatto di questa ampiezza, un taglio nel processus  scristianizzante  e uno slancio senza precedenti  della Religione, che San Luigi Maria implorava, sperava e, di questo siamo certi, ottenne.
“Il regno speciale di Dio Padre è durato fino al diluvio e si è concluso con un diluvio d’acqua. Il regno di Gesù Cristo è terminato con un diluvio di sangue. Ma il tuo regno, Spirito del Padre e del Figlio, continua tuttora e finirà con un diluvio di fuoco d’amore e di giustizia.” 
Il Santo chiede questo diluvio: “Quando verrà questo diluvio di fuoco del puro amore, che devi accendere su tutta la terra in modo così dolce e veemente da infiammare e convertire perfino i musulmani, i pagani e gli ebrei? Nulla si sottrae al suo calore. Si accenda dunque questo divin fuoco, che Gesù Cristo è venuto a portare sulla terra, prima che divampi quello della tua ira che ridurrà in cenere tutta la terra.”

Strumento provvidenziale

Il mezzo per arrivare a questo trionfo sarà una congregazione tutta consacrata, unita e vivificata da Maria Santissima.

Che cosa sia esattamente questa congregazione, nella mente del Santo, non lo si può affermare con certezza assoluta. In un certo senso sembra una famiglia religiosa. Ma ci sono pure  aspetti da cui si potrebbe pensare diversamente. Comunque, questa congregazione sarà lo strumento umano per istituire il Regno di Maria. E, come tale, le vedute della Provvidenza riposano amorosamente su di essa fin da tutta l’eternità: “Ricordati, Signore, della comunità che ti sei acquistato nei tempi antichi. L’hai posseduta nel tuo spirito fin dall’eternità,  quando rivolgevi a lei il pensiero. L’hai posseduta nelle tue mani, quando traevi dal nulla l’universo”. Nel momento tra i più tragici e felici in cui si consumò la nostra Redenzione, Dio “L’hai posseduta nel cuore, quando il tuo amato figlio, morendo in croce, la consacrava irrigandola con il proprio sangue e l’affidava alla sua santa Madre”.
Questa misteriosa congregazione che sarà “una congregazione, un’assemblea, un gruppo di prescelti nel mondo e dal mondo: Io vi ho scelti dal mondo. E’ un gregge di agnelli mansueti da radunare tra tanti lupi, una compagnia di caste colombe e di aquile reali fra tanti corvi, uno sciame d’api fra tanti calabroni, un branco di agili cervi fra tante tartarughe, una torma di intrepidi leoni fra tante timide lepri.”, questa congregazione solo può essere costituita da un’ azione feconda della grazia nelle anime di coloro che dovranno comporla. Ma a Dio nulla è impossibile: “Oh grande Dio, Tu che puoi trarre da pietre grezze altrettanti figli di Abramo, pronuncia  una sola parola divina, e manda  buoni operai alla vostra messe e  buoni missionari  alla tua Chiesa”. Da secoli i giusti chiedono a Dio la fondazione di questa congregazione: “Ricordati delle preghiere a te rivolte dai tuoi servi e serve nel corso di tanti secoli a questo proposito. Le loro aspirazioni, le loro lacrime accorate e il loro sangue versato si presentino a te per sollecitare efficacemente la tua misericordia”. Dato che questa congregazione sarà di Maria, è per mezzo di Lei che la Provvidenza destina un così ricco dono: “Ricordati di dare a tua Madre una nuova Compagnia,  per rinnovare ogni cosa. Così per mezzo di Maria concluderai gli anni della grazia, che hai inaugurato per mezzo di lei.”

Truppe d’assalto della Chiesa Militante

Come sappiamo, nel tempo di San Luigi Maria, la parola Compagnia significava reggimento o battaglione. Fu con questo spirito che S. Ignazio chiamò il suo inclito Istituto, Compagnia di Gesù. S. Luigi Maria concepiva la sua Compagnia essenzialmente militante. Essa sarà come un prolungamento della Madonna, in permanente e gigantesca lotta  con il demonio e i suoi seguaci: “E’ vero, gran Dio! Come tu hai predetto, il demonio tenderà grandi insidie al calcagno di questa misteriosa donna, cioè alla piccola compagnia dei suoi figli. Che verranno sul finire del mondo. Ci saranno grandi inimicizie fra questa stirpe benedetta di Maria e la razza maledetta di Satana; ma si tratterà di inimicizia totalmente divina, l’unica di cui tu sei l’autore. Le lotte e persecuzioni che la progenie di Belial muoverà ai discendenti di tua Madre, serviranno solo a far meglio risaltare quanto efficace sia la tua grazia, coraggiosa la loro virtù e potente tua Madre. A Lei infatti hai affidato fin dall’inizio del mondo l’incarico di schiacciare con il calcagno e l’umile cuore la testa di quell’orgoglioso”.

Questo topico è uno dei più importanti, dato che mostra la modernità della Compagnia, del suo apostolato militante, del suo spirito profondamente – quasi diremmo sommamente – mariano.
 Di fatti, S. Luigi Maria vide questa Compagnia destinata a “sorgere vicino alla fine del mondo”. E se, nel linguaggio degli adoratori della modernità, ogni secolo è  più moderno di quelli antecedenti, non ci saranno secoli più moderni – almeno nel senso cronologico della parola -  di quelli che saranno “vicino alla fine”.
Che cosa vuol significare questo “vicino”? Nel linguaggio profetico , è discutibile la precisione del termine. Forse sarà  l’ultima fase dell’umanità, cioè, il Regno di Maria. Quanto durerà questa fase? E’ un altro problema per la cui soluzione non abbiamo trovato elementi nella Preghiera del Santo. Comunque, stabilita la “modernità” assoluta di questo apostolato, vediamo qualche caratteristica che esso avrà. Coloro che giudicano queste caratteristiche anacronistiche, vedranno quanto si ingannano.

Devozione alla Madonna

Questi apostoli degli ultimi tempi saranno “Veri figli di Maria, tua santa Madre,  concepiti e generati dal suo amore, da lei portati in grembo, nutriti, educati con cura, sostenuti  e arricchiti di grazie”. E più avanti afferma: “Per l’abbandono alla Provvidenza e la devozione a Maria, avranno le ali argentate della colomba, cioè la purezza di dottrina e di vita. Avranno anche spalle color d’oro, cioè una perfetta carità verso il prossimo per tollerarne i difetti e un grande amore a Gesù Cristo per portare la croce”.
 
Combattività

Ma questa devozione mariana e questa carità si realizzeranno in una combattività  estrema, decorrente dalla propria devozione mariana. In effetti essi saranno: “Veri servi della santa Vergine. Come san Domenico, andranno dappertutto con la torcia luminosa e ardente del Vangelo nella bocca e il Rosario in mani. Abbaieranno come cani, incendieranno come fiaccole, rischiareranno le tenebre del mondo come il sole”. La loro vittoria consisterà: “Per mezzo di una vera devozione a Maria Santissima…schiacceranno la testa dell’antico serpente dovunque andranno, perché si realizzi pienamente la maledizione da te predetta”.
Ed è perciò che S. Luigi Maria moltiplica nella sua Preghiera le metafore e gli aggettivi allusivi alla combattività dei membri della sua congregazione: “aquile reali”, “battaglione di leoni intrepidi”, avranno “il coraggio del leone perché arderanno di santo sdegno  e prudente zelo di fronte ai demoni  figli di Babilonia”.
È questa  la falange di leoni che egli chiede a Dio nel topico finale della sua preghiera: “Svegliati Signore, perché dormi? Destati. Signore, alzati. Perché fingi di dormire? Alzati con tutta la tua onnipotenza, misericordia e giustizia. Formati una compagnia scelta di guardie del corpo, per proteggere la tua casa, difendere la tua gloria e salvare le anime, affinché ci sia un solo ovile e un solo Pastore e tutti possano glorificarti nel tuo tempio: “Et in templo ejus omnes dicant gloriam – Amen”.

Plinio Corrêa de Oliveira


Tutte le citazioni di S. Luigi Maria Grignion da Montfort sono ricopiate testualmente dal libro “Opere” dello stesso Santo, Edizioni Monfortane 1990

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