lunedì 15 dicembre 2008

No ad ogni forma di omicidio volontario

[…] Deve essere chiaro che la Chiesa ha stima e fiducia nella scienza, come ha stima per quanti si applicano ad indagare l’inconosciuto; e non potrebbe essere diversamente in quanto la scienza è una delle vie fondamentali per conoscere la straordinarietà del creato e avvicinarsi all’insondabile sapienza del Creatore.

E tuttavia nei laboratori della vita è stata da tempo “infranta la barriera posta a tutela della dignità umana”. Lo osservava di recente il Papa, spiegando: “Quando esseri umani, nello stato più debole e più indifeso della loro esistenza, sono selezionati, abbandonati, uccisi o utilizzati come puro «materiale biologico», come negare che essi siano trattati non più come un «qualcuno», ma come un «qualcosa», mettendo così in questione il concetto stesso di dignità dell’uomo?” (Discorso alla Congregazione per la Dottrina della Fede, 31 gennaio 2008). E perché il segnalare questa condizione azzardata, di rischio oggettivo, deve essere scambiato per oscurantismo? Per ostilità verso la scienza? Per ottusa resistenza verso il moderno? Forse che in qualche parte si possono scardinare i perni essenziali dell’umano, senza che tutti ne paghino le conseguenze? Ebbene, i due criteri fondamentali sono: “a) il rispetto incondizionato dell’essere umano come persona dal suo concepimento fino alla morte naturale; b) il rispetto dell’originalità della trasmissione della vita umana, attraverso gli atti propri del coniuge” (Ib.).

[…] Sono quei valori dei quali il Concilio Vaticano II ha voluto dare chiara e preziosa sintesi, non senza ricordare che l’Assise conciliare aveva primariamente a cuore “la persona umana”, salvando la quale si edifica l’umana società. “è l’uomo, dunque, ma l’uomo integrale, nell’unità di corpo e anima, di cuore e di coscienza, di intelligenza e volontà, che sarà il cardine di tutta la nostra esposizione” (Gaudium et spes, n. 3). In questa logica, il Santo Sinodo metteva l’attenzione su una serie di rischi – che diremmo oggi − non negoziabili, in quanto minano il bene costitutivo della persona, ossia “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, gli sforzi per violentare l’intimo dello spirito; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni disumane di vita, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro […]; tutte queste cose, e altre simili, sono certamente da riprovare e mentre guastano la civiltà umana, ancor più inquinano coloro che così si comportano, che quelli che le subiscono” (Ib. n. 27).

(Angelo Card. Bagnasco - al Consiglio Episcopale Permanente, 10-13 marzo 2008)

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