mercoledì 16 settembre 2009

150° anniversario del "dies natalis" di Giovanni Maria Vianney

Brani della lettera del Santo Padre Benedetto XVI per l'indizione dell'anno sacerdotale in occasione del 150° anniversario del "dies natalis"di Giovanni Maria Vianney (16 giugno 2009).


Cari fratelli nel Sacerdozio,

nella prossima solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, venerdì 19 giugno 2009 – giornata tradizionalmente dedicata alla preghiera per la santificazione del clero –, ho pensato di indire ufficialmente un “Anno Sacerdotale” in occasione del 150° anniversario del “dies natalis” di Giovanni Maria Vianney, il Santo Patrono di tutti i parroci del mondo.[…] A questo proposito, gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento:…

…“Tolto il sacramento dell'Ordine, noi non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l'ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest'anima viene a morire [per il peccato], chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il sacerdote... Dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo”.

…Sembrava sopraffatto da uno sconfinato senso di responsabilità: “Se comprendessimo bene che cos’è un prete sulla terra, moriremmo: non di spavento, ma di amore... Lasciate una parrocchia, per vent’anni, senza prete, vi si adoreranno le bestie... Il prete non è prete per sé, lo è per voi”. … “[Mio Dio], accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita!”, fu con questa preghiera che iniziò la sua missione. … «La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!”.

…Con le lunghe permanenze in chiesa davanti al tabernacolo fece sì che i fedeli cominciassero ad imitarlo, recandovisi per visitare Gesù, e fossero, al tempo stesso, sicuri di trovarvi il loro parroco, disponibile all’ascolto e al perdono. In seguito, fu la folla crescente dei penitenti, provenienti da tutta la Francia, a trattenerlo nel confessionale fino a 16 ore al giorno. Si diceva allora che Ars era diventata “il grande ospedale delle anime”. […] Dicevano di lui che “la castità brillava nel suo sguardo”, e i fedeli se ne accorgevano quando egli si volgeva a guardare il tabernacolo con gli occhi di un innamorato. …Il Santo Curato ricordava sempre ai suoi fedeli che “Gesù Cristo dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire della sua Santa Madre”.


“Se altri preti vi vogliono aiutare ad andare in inferno, che se ne prendano la responsabilità”

San Giovanni Maria Vianney sconsiglia ai suoi parrocchiani la danza. Eppure le danze del suo tempo sono meno immorali e scandalose di certe danze di oggi: le sue parrocchiane ci vanno coperte e con le gonne lunghe. Chissà che cosa direbbe di certi balli del nostro secolo! Eppure nega l’assoluzione a chi non promette di astenersi da certi balli. Alcuni gli rispondono che andranno in un’altra chiesa dove non avranno difficoltà a farsi assolvere. A questi risponde: “Se altri preti vi vogliono aiutare ad andare all’Inferno, che se ne prendano la responsabilità”.

Citerò solo un fatto straordinario che rivela il suo dono di leggere nelle anime, quello che tecnicamente si chiama il discernimento degli spiriti. Questo fatto è riferito da una sua penitente, una giovane che apparteneva alle Figlie di Maria. Va a confessarsi dal Curato d’Ars. Appena s’inginocchia, il Santo comincia a raccontarle la storia della sua vita.

“Ti ricordi di essere andata a ballare il tal giorno?”.
“Sì, me lo ricordo”.
“Ti ricordi che a un certo punto un bel ragazzo è entrato nella sala da ballo? Era elegante, sicuro di sé e ballava con diverse ragazze?”
 “Sì, me lo ricordo”.
“Ti ricordi che avevi una gran voglia di ballare con lui?”.
“Ricordo anche questo”.
“Ti ricordi di com’eri triste perché non ti ha chiesto di ballare?”.
“Sì”.
“Ti ricordi di avere guardato per caso le sue scarpe e di aver visto una strana luce bluastra che sembrava venire dai suoi piedi?”.
“Sì”.


Fino a questo punto gli eventi che descrive alla ragazza vengono dal suo dono soprannaturale del discernimento degli spiriti, perché umanamente non li poteva conoscere.

Ma a questo punto fa una stupefacente rivelazione: “Quel ragazzo in realtà era il Diavolo, che aveva preso forma umana per tentare diverse ragazze presenti. Non ha potuto avvicinarti perché, come Figlia di Maria, eri protetta dalla Madonna e avevi indosso la Medaglia Miracolosa”.

(Plinio Corrêa de Oliveira - i grassetti sono nostri)

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