mercoledì 28 marzo 2012

Quel sorriso per incoraggiare...



Signore, cosa ti avrebbe indotto a sorridere dall'alto della croce? Che abisso di contraddizione fra i dolori che, dal capo ai piedi, tormentano il tuo sacro corpo, e quel sorriso che affiora dolce, soave, tenero, socchiudendoti le labbra e illuminandoti il viso! Soprattutto, Signore, che contraddizione tra l'abisso dei dolori morali che riempie il tuo Cuore e quella gioia, così delicata e così autentica, che traspare dal tuo Volto! Contro di te si è scagliato tutto il mare magnum dell'ignominia e della miseria umana. Non c'è ingratitudine ne calunnia che ti sia stata risparmiata. Hai predicato il Regno dei Cieli e la tua predica è stata rifiutata dalla vile brama delle cose terrene. Il demonio, il mondo, la carne, in una infamante rivolta contro di te, ti hanno portato al patibolo, e lì sei in attesa della morte.



Eppure sorridi! Perché?


Le tue palpebre sono quasi chiuse. Quasi ... ma qualcosa possono vedere ancora. E quel che vedi, Signore, è la più grande meraviglia della creazione, l'opera prima del Padre celeste, un anima - e quanta bellezza ci può essere in un anima, nonostante la ignori il materialismo di questo secolo - ricchissima e integra nella sua natura, colma di ogni dono della grazia, e santificata da una corrispondenza continua e perfettissima a tutti quei doni. Vedi Maria. Vedi tua madre. E nel mezzo di tutti gli orrori nei quali sei sommerso, tale è la meraviglia che vedi, che sorridi affettuosamente, per incoraggiarla, per comunicarle qualcosa della tua gioia, per dirle qualcosa del tuo amore infinito e sublime.





Tu vedi Maria. E accanto alla Vergine fedele, vedi gli eroi della fedeltà: l'apostolo vergine, le sante donne; la fedeltà dell'innocenza, la fedeltà della penitenza. Il tuo sguardo, per il quale tutto è presente, va molto più lontano perché si estende nei secoli, facendoti vedere tutte le anime fedeli che ti avrebbero adorato ai piedi della Croce fino al giorno del Giudizio. Vedi la Santa Chiesa cattolica, tua sposa.


E per tutto ciò sorridi, con il sorriso più triste e più beato, più dolce e più compassionevole di tutta la storia. Il Vangelo mai ti presenta ridendo, Signore. E solo le anime che ignorano o che hanno orrore della impudenza sensuale e volgare, possiedono il segreto di sorrisi come questo! Fra le miriadi di anime che nel seguito di Maria sono ai piedi della Croce, e per le quali tu sorridi, ci sarà anche la mia, Signore?


Umile, inginocchiato, sapendomi indegno, tuttavia ti chiedo un sì. Tu che non hai scacciato dal Tempio il pubblicano (Luca 18,6-20) per le preghiere di Maria non allontanerai da te un peccatore contrito e umiliato. Dammi dall'alto della Croce una traccia del tuo ineffabile sorriso, o buon Gesù.

Plinio Corrêa de Oliveira





Un giorno - correva l'anno 1630 - Fra Innocenzo da Palermo, umile frate francescano, decise di scolpire un crocifisso in legno di ebano. Lo iniziò dal corpo, a cui riuscì a dare la forma desiderata. E lasciò per ultimo il volto, cioè la parte più difficile della scultura che si era prefissato. Che aspetto dargli? Il frate era colto da indefinibile e profonda perplessità. Una notte si coricò con l'anima appesantita da questo problema, ma quando al mattino si accinse a continuare l'opera che aveva lasciato incompiuta, la trovò inaspettatamente finita con un meraviglioso volto realizzato da un artista ignoto. Era un volto in cui si fondevano armoniosamente, con delicatezza, la virilità e una unzione soprannaturale, che lo facevano apparire come l'opera notturna di un angelo. Ricco di sfaccettature, a seconda dell'angolo di osservazione, il divino crocifisso appare sorridente, agonizzante o ormai morto.Conservato da tre secoli nel Santuario di San Damiano, ad Assisi, il meraviglioso crocifisso di fra Innocenzo è stato oggetto della continua pietà dei pellegrini. Ce ne serviremo per la nostra meditazione della Settimana Santa.

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