lunedì 11 giugno 2012

Il ruolo dei simboli, la pompa e la ricchezza nella vita umana

Da diverse parti, ormai con regolarità quasi britannica, giungono pesanti critiche al fasto e, in modo generale, al tonus altamente aristocratico della monarchia inglese. Queste critiche sostengono che il cerimoniale che circonda la Casa di Windsor è obsoleto e necessita di una "modernizzazione". 
E per modernizzazione intendono chiaramente una "plebeizzazione", cioè una rinuncia ai suoi aspetti più autenticamente aristocratici, per conformarlo allo spirito essenzialmente ugualitario del nostro secolo. Cosa dobbiamo pensare di queste critiche? Più profondamente, il fasto monarchico costituisce una mera reliquia del passato, un anacronismo senza valore che va, quindi, rimpiazzato?
Il quesito è mal posto. Noi dobbiamo agire non secondo i capricci di questo o quel secolo, ma secondo l'ordine stabilito da Dio nella creazione. La Provvidenza ha voluto che ci fossero nella natura i materiali belli e preziosi con i quali l'ingegno umano, rettamente animato da un desiderio di bellezza e di perfezione, producesse i gioielli, i velluti, le sete, vale a dire tutto quanto serve per l'ornamento dell'uomo e della società. Immaginare un ordine sociale - qualunque sia la forma di governo - in cui tutte queste cose fossero proscritte come intrinsecamente cattive, implicherebbe il rigetto dei doni preziosi concessi dalla Provvidenza per la perfezione morale dell'umanità.





D'altronde, Dio ha dato all'uomo la possibilità di esprimere, attraverso gesti, riti e forme protocollari l'alto concetto che egli ha della sua propria dignità, come figlio di Dio. E, ancor di più, di manifestare la sublimità delle funzioni di governo, spirituale o temporale, che a volte è chiamato ad esercitare. Questo perché l'autorità ha origine non nell'uomo ma in Dio stesso. La dignità intrinseca a quella funzione va manifestata in modo tangibile. Perciò il lusso e la pompa costituiscono elementi naturali nella vita di un popolo civile.
Queste risorse decorative hanno quindi una funzione sociale. Esse furono fatte per adornare la tradizione, il potere legittimo, gli autentici valori sociali, e non per diventare il privilegio di arrampicatori, di nouveaux riches che ostentano la loro opulenza — alla quale niente li ha preparati — in locali notturni, casinò e alberghi di lusso. E tanto meno per rimanere chiusi in musei come incompatibili con la funzionalità e con il lugubre pragmatismo di una certa modernità.
Intese in questo modo, le risorse decorative hanno un'ammirevole funzione culturale, didattica e pratica della più alta importanza per il bene comune della società.




Nel balcone del palazzo di Buckingham la Regina, il Duca di Edimburgo e due loro figli si offrono al tripudio della folla. Secoli di gusto, raffinatezza, potere e ricchezza hanno pazientemente prodotto questi magnifici gioielli, questi meravigliosi indumenti, questa perfezione di portamento e di espressioni fisionomiche.








Considerato appena il comfort del corpo, possiamo immaginare che la Regina forse avrebbe preferito starsene in vestaglia e ciabatte, comodamente seduta davanti al caminetto a fare la maglia. E che il Duca forse avrebbe preferito rilassarsi in una piscina, lasciando i bambini a giocare in giardino. Ma loro sanno che, vista la carica che ricoprono, certe cose si possono fare solo in privato. Questi atteggiamenti forse si addicono a un pastore alle prese col suo gregge composto di esseri irrazionali, ma non a un capo di governo che sollecita il rispetto di un popolo intelligente. Gli animali si possono condurre col bastone e con la carota. Ma gli uomini esigono convinzioni, princìpi e, dunque, simboli che li esprimano.
Quando la Famiglia Reale si mostra al balcone di Buckingham, simboleggia la dottrina dell'origine divina dell'autorità, simboleggia la grandezza della nazione, il valore dell'intelligenza e del buongusto della cultura inglese. E la folla applaude. Da tutto il mondo giungono persone desiderose di contemplare questa manifestazione della grandezza britannica. E, alla fine della cerimonia, se ne tornano a casa commentando: "Che grande istituzione! Che grande cultura! Che grande paese!"




La seconda fotografia mostra invece la Regina Elisabetta in abbigliamento quotidiano, durante una trasmissione radiofonica alla BBC. Spesso le esigenze della vita moderna richiedono abiti più semplici e pratici. Niente di male. Cosa succederebbe, però, se si mostrasse sempre in questi abiti davanti al suo popolo? Cosa succederebbe se rinunciassi definitivamente agli abiti da cerimonia e ai gioielli della Corona? Se rinunciasse a utilizzare nelle occasioni solenni la magnifica carrozza dorata trainata da cavalli bianchi? Quanti accorrerebbero a vederla? E, nel vederla, quanti penserebbero alle glorie dell'Inghilterra? Più probabilmente, le poche persone accorse esclamerebbero: "Che signora simpatica!" La raffinatezza e la distinzione della Regina sarebbero oscurate in gran parte dalla banalità dell'abbigliamento. E, giacché ci sono tante signore simpatiche nelle nostre città, tutto sommato non attirerebbe tanto l'attenzione.
O ammirevole, legittimo e profondo potere dei simboli! Li nega soltanto chi non li comprende. Oppure chi vuole distruggere le superiori realtà che questi simboli raffigurano. Guai al paese in cui, indipendentemente dalla forma di governo, l'opinione pubblica si lascia fuorviare da volgari demagoghi che divinizzano la banalità e simpatizzano appena con ciò che è comune, inespressivo, triviale...


Plinio Corrêa de Oliveira - Catolicismo, Ottobre 1957

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