martedì 5 marzo 2013

IVª Rivoluzione e sfera spirituale

Nel suo saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, discorrendo sulla IV Rivoluzione – il movimento che spinge prepotentemente per passare da una società civilizzata a una vita tribale – Plinio Corrêa de Oliveira fa dei commenti riportati in seguito, che si rivelano molto opportuni per capire la confusa realtà dei nostri giorni.

Tribalismo ecclesiastico. Pentecostalismo *

Parliamo della sfera spirituale. Ben inteso la IV Rivoluzione vuol ridurre anche questa al tribalismo. E come intenda farlo lo si può già notare chiaramente nelle correnti di teologi e di canonisti che mirano a trasformare la nobile e ossea rigidità della struttura ecclesiastica, come Nostro Signore Gesù Cristo l’ha istituita e venti secoli di vita religiosa l’hanno magnificamente modellata, in un tessuto cartilagineo, molle e amorfo, di diocesi e di parrocchie senza territorio, di gruppi religiosi in cui la ferma autorità canonica viene gradatamente sostituita dall’ascendente di profeti più o meno pentecostali, dello stesso tipo degli stregoni dello strutturalismo, con le cui figure finiranno per confondersi. La parrocchia o la diocesi progressista-pentecostale si confonderà necessariamente con la tribù-cellula strutturalista (vedi Commento 7, in appendice). 


Appendice, Commento 7

“Demonarchizzazione” delle autorità ecclesiastiche

In questa prospettiva, che ha qualcosa di storico e di congetturale, certi mutamenti di loro estranei a questo processo potrebbero essere visti come momenti di transizione dallo statu quo preconciliare all’estremo opposto qui indicato. 

Per esempio, la tendenza alla collegializzazione come modo d’essere obbligatorio di ogni potere all’interno della Chiesa e come espressione di una certa “demonarchizzazione” dell’autorità ecclesiastica, la quale rimarrebbe ipso facto, in ogni grado, molto più condizionata di prima dal gradino immediatamente inferiore. 

Tutto questo, portato alle estreme conseguenze, potrebbe tendere all’instaurazione stabile e universale, all’interno della Chiesa, del suffragio popolare, che in altri tempi fu talora adottato dalla Chiesa per ricoprire determinate cariche gerarchiche; e, in un passaggio finale, potrebbe portare, nel quadro immaginato dai tribalisti, a un’insostenibile dipendenza della Gerarchia dal laicato, presunto portavoce necessario della volontà di Dio. 

Proprio della “volontà di Dio”, che lo stesso laicato tribalista conoscerebbe attraverso le rivelazioni “mistiche” di qualche stregone, guru pentecostalista o fattucchiero; così, ubbidendo al laicato, la Gerarchia adempirebbe alla propria supposta missione di ubbidire alla volontà di Dio stesso.[...]


In mezzo a questo caos, solo qualcosa non cambierà. È, nel mio cuore e sulle mie labbra, come in quello di quanti vivono e pensano in sintonia con me, la preghiera trascritta poco sopra: "Ad te levavi oculos meos qui habitas in coelis. Ecce sicut oculi servorum in manibus dominorum suorum. Sicut oculi ancillae in manibus dominae suae: ita oculi nostri ad Dominam matrem nostram, donec misereatur nostri" (Cfr. Ps. 122, 1-2). È l'affermazione dell'immutabile fiducia dell'anima cattolica, in ginocchio, ma incrollabile, in mezzo alla convulsione generale. 
Incrollabile con tutta la forza di quanti, in mezzo alla burrasca, e con una forza d'animo maggiore di questa, continueranno ad affermare dal più profondo del cuore: “Credo in Unam, Sanctam, Catholicam et Apostolicam Ecclesiam”, contro la quale, secondo la promessa fatta a Pietro, le porte dell'inferno non prevarranno.

* Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Parte III, Cap. III, E.

Nessun commento:

Posta un commento