domenica 24 gennaio 2016

IL VICARIO DI CRISTO SI FA SENTIRE

«Non può esserci confusione 
tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione»

A pochi giorni dal Family Day, in programma per il prossimo 30 gennaio, 
Papa Francesco ha tenuto la tradizionale udienza al Tribunale della Rota Romana, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario. 
Ne risaltiamo alcuni passi.


«La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo,- sottolinea il Pontefice - appartiene al “sogno” di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità.

«Dio ha voluto rendere partecipi gli sposi del suo amore: dell’amore personale che ha per ciascuno di essi e per cui li chiama ad aiutarsi e a donarsi vicendevolmente per raggiungere la pienezza della loro vita personale; e dell’amore che porta all’umanità e a tutti i suoi figli, e per cui desidera moltiplicare i figli degli uomini per renderli partecipi della sua vita e della sua felicità eterna.

«La famiglia e la Chiesa, su piani diversi, concorrono ad accompagnare l’essere umano verso il fine della sua esistenza. E lo fanno certamente con gli insegnamenti che trasmettono, ma anche con la loro stessa natura di comunità di amore e di vita. Se la famiglia si può ben definire “chiesa domestica”, alla Chiesa si applica giustamente il titolo di famiglia di Dio. Dunque lo spirito famigliare è una carta costituzionale per la Chiesa: così il cristianesimo deve apparire, e così deve essere.

«Il ministero del Tribunale Apostolico della Rota Romana è da sempre ausilio al Successore di Pietro, affinché la Chiesa, inscindibilmente connessa con la famiglia, continui a proclamare il disegno di Dio Creatore e Redentore sulla sacralità e bellezza dell’istituto familiare. Una missione sempre attuale, ma che acquista particolare rilevanza nel nostro tempo.

«La Chiesa ha - tra l’altro - indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione. Con questo stesso atteggiamento spirituale e pastorale, la vostra attività, sia nel giudicare sia nel contribuire alla formazione permanente, assiste e promuove l’opus veritatis.

«Il matrimonio non è un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull’effimero e sul transitorio, ma una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati.

« [i giudici rotali devono] valutare molto attentamente gli errori che riguardano la sacramentalità del matrimonio.

«La Chiesa con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali - prole, beni dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità - non come un ideale per pochi ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati. E perciò, a maggior ragione, l’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato, tanto auspicato da alcuni Padri Sinodali.

«Le mancanze della formazione nella fede e anche l’errore circa l’unità, l’indissolubilità e la dignità sacramentale del matrimonio viziano il consenso matrimoniale soltanto se determinano la volontà.

«Proprio perché è madre e maestra, la Chiesa sa che, tra i cristiani, alcuni hanno una fede forte, formata dalla carità, rafforzata dalla buona catechesi e nutrita dalla preghiera e dalla vita sacramentale, mentre altri hanno una fede debole, trascurata, non formata, poco educata, o dimenticata».

Udienza al Tribunale della Rota Romana, 22 gennaio 2016.




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